Il dipinto è stato realizzato con la tecnica del mosaico su tavola. Viene fornito con cornice.
Dimensioni: 9,6cm x 9,6cm
Gabriele Casale nasce a Latina il 5 Gennaio 1982. Dopo la maturità scientifica, presso il liceo "E. Majorana" di Latina, frequenta l'Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2005 consegue la laurea in pittura, con lode, discutendo una tesi sull’Iperrealismo. Dal 2001 al 2009 collabora, nel campo del mosaico, con l'Atelier d'arte spirituale del Centro Aletti di Roma. Attualmente si occupa di pittura e mosaico.
Il mio mezzo espressivo principale è la pittura. Ho iniziato gli studi pittorici partendo dai fondamenti e tale rigoroso percorso è stato poi necessario per gli sviluppi della mia professione. Strada facendo ho capito sempre meglio quali fossero gli elementi della pittura per me più interessanti. La linea, il segno, il colore, il ritmo e il movimento sono diventati i protagonisti delle mie opere. Attraverso una serie di trasformazioni graduali sono così passato da una pittura di matrice figurativa a una pittura compiutamente astratta. Le diverse tecniche pittoriche, di volta in volta utilizzate, hanno determinato, in virtù del loro linguaggio intrinseco, la creazione di lavori eterogenei ma organicamente legati da una ricerca comune.
Le mie opere, anche quelle più dichiaratamente astratte, hanno sempre avuto un rimando al mondo naturale. Per dirla alla Klee, sono un “astratto con qualche ricordo”; questa frase mi ha sempre colpito fino ad averla fatta mia. La natura mi interessa perché con essa dovremmo sentirci un tutt’uno. Non credo che la natura sia, di per sé, solo benigna ma penso che vada riallacciato con essa un rapporto intimo. Essa ci stupisce, ci fa rimanere attoniti davanti alla sua forza, ci colpisce anche duramente ma rimane sempre un “fatto” imprescindibile per ogni essere vivente. Nei miei lavori cerco di esprimere il legame che l’uomo ha, da sempre, con il mondo a sé esterno.
Nel corso degli anni sono stato molto influenzato dall'esperienza al seguito dell'artista gesuita Marko I. Rupnik e dal lavoro al suo seguito. Molto importante è stato l’incontro con le diverse anime della cultura dell’Europa orientale avvenuto presso l'atelier del Centro Aletti; il mio bagaglio di immagini e suggestioni si è arricchito degli stimoli provenienti da quel linguaggio, tutt’oggi parlato, che chiamiamo bizantino.