Opera unica realizzata nel 2015, ferro su tela, dittico misure 120x90
PANTA REI (di ILARIA MAGNI) Paragonando la storia dell'arte ad una grande agorà, un palcoscenico ideale dove nel tempo mutano i protagonisti, forse qualcuno ardirebbe audacemente alludere all'affresco di Raffaello della Scuola di Atene nei Musei Vaticani, opera che mostra i grandi pensatori dell'antichità, ponendo al centro della raffiurazione le tre personalità che hanno determinato la storia della fiosofi: in primis Platone e Aristotele, poi Socrate. Ovviamente la storia della fiosofi, come la storia dell'arte, è una trama che si ricostruisce a posteriori, valutando, in prospettiva e con opportuna distanza storica, quali personaggi abbiano in realtà lasciato un segno tangibile. Osservando la contemporaneità, nell'impossibilità di raggiungere un punto d'osservazione lontano in maniera apprezzabile, lo strumento che lo storico o il critico d'arte ha disposizione è quello di sempre: l'osservazione. Tutto parte da qui. Prendendo in esame le opere di Davide Martinazzo presentate nella mostra “Panta rei” (in greco “tutto scorre”) spiccano grandi lamiere di metallo contorte e carte intelate, recanti sulla superfiie applicazioni sotto forma di lettere che scorrono, prevalentemente in alfabeto greco antico. A una prima indagine si potrebbero defiire cumuli, quasi degli objet trouvé, lettere alla rinfusa cadute chissà da quale universo fiico o mentale. Ma a ben guardare si può ricostruire una traccia, apparentemente oscura, sibillina, misterica. L'artista cela e custodisce gelosamente il segreto, non lo rende immediatamente disponibile, apparirà chiaro solo a chi proverà il desiderio di “vivere dentro l'opera”. Martinazzo “gioca” con il mito della caverna ad impersonare il ruolo del demiurgo, capace di orchestrare un disegno tra l'ultramondano (il mondo delle idee, del logos) e la realtà fenomenica, del sensibile, con le parole disposte, beffardamente, in ordine sparso, con quel culto della parola il quale permea di sé la storia dell'umanità, dalla calligrafi medioevale, alla poesia visiva, alla street art ed al lettering. Posto che queste lettere siano state in origine unite in parole, e le parole a loro volta possano essere combinate in frasi di senso compiuto, qual è il loro signifiato? Vi sono due opere nelle quali le lettere sparse si ricompongono in parole che a loro volta formano rispettivamente le frasi «il bello non è senza misura» e «Ogni cosa buona è bella». Entrambe sono estrapolate dal Timeo di Platone, opera letteraria in forma di dialogo, dove l'illustre fiosofo sintetizza l'ambizione della cultura greca di defiire l'ideale del Kalòs kai agathòs (il bello e il buono), con una forte connotazione etica, nella dimensione in cui viene attribuito alla bellezza un legame profondo con la bontà.
Tecnica mista su tela, ferro dolce, Dittico misure 90 x 120 cm. Opera fornita con certificato di autenticità.
Davide Martinazzo nasce il 28 luglio 1985 a Montebelluna (Treviso).
Conduce gli studi di Grafico Pubblicitario, conseguendo il diploma nel 2004 e acquisendo il diploma Accademico di Designer nel 2007, anno in cui intensifica il suo contatto con l’arte contemporanea, collabora con alcuni artisti e studi di design in vari progetti, come per esempio la realizzazione dei calendari Confartigianato, manifesti pubblicitari per la Swatch e Collaborazioni artistico professionali presso lo studio di design (A.C studio di Montebelluna, Tv). Attualmente vive a Montebelluna, dove conduce l’attività di artista.
"Sogna come se dovessi vivere per sempre. Vivi come se dovessi morire oggi." cit James Dean