Opera unica realizzata nel 2013, ferro su tela, misure 70x100
RIFLESSI CONTEMPORANEI (di LUCA NANNIPIERI) Forse il mercato, i galleristi e vari critici diranno che Davide Martinazzo produce un'arte gioiosa, musicale. All'apparenza le sue sculture, i suoi bassorilievi, i suoi quadri appaiono esprimere una leggiadria ariosa, vitale, quasi sospesa nel vuoto, di forme, note musicali e lettere. Sulla parete di una galleria, di un salone o in un giardino, la sinuosità dei suoi lavori conferisce allo spazio attorno una leggerezza non turbata. Lontane sembrano le chitarre schiantate, rotte, violentate di Arman, i suoi violini frantumati, convulsi. In Arman è presente una violenza d'impatto che in Martinazzo, che pur gli si affinca nel fione come uno dei possibili allievi, non traspare. Eppure chi vedesse nelle opere di Martinazzo solo leggerezza e leggiadria, si fermerebbe soltanto all'apparenza, alla superfiie dei suoi lavori, al loro aspetto più epidermico, alla cute. Le sue sculture infatti non sono una pura esibizione di se stesse, come lo sono invece, ad esempio, dichiaratamente, patentemente, festosamente, le sculture luminose, i suonatori di chitarre, di Marco Lodola. Nel nostro artista è presente un lavorìo di ricerca, di espressione visiva e plastica, forse anche un logorio della forma, delle sue escrescenze, delle sue rientranze, assai più conturbato rispetto alla decorazione cromatica, elettrica, esibitoria, del ben noto Lodola, anche quando quest'ultimo raffiura temi e soggetti molto vicini a quelli prediletti da Martinazzo. E' appunto questo lavorìo del nostro artista, questo suo tentare un equilibrio della forma attraverso i vuoti e i pieni, questo suo lavorare per sottrazione dei volumi (si faccia caso che le note, i pentagrammi, le lettere sono accennate con una forma volumetrica che si vuol far sempre leggiadra e impalpabile) che rende Martinazzo non un decoratore, non un fregiatore, non un arredatore, ma un artista. Che cosa distingue infatti un artista da un ambientatore? Anche se è una distinzione molto diffiile, spesso franosa - se pensiamo a tutta la ricerca sull'estetica condotta da Gillo Dorfls o Gérard Genette - possiamo dire che l'ambientatore risponde alla funzionalità di ciò che crea. Il suo senso estetico deve essere anzitutto funzionale: deve produrre ambienti, cioè spazi confortevolmente, esteticamente gradevoli. Certo, anche Tiepolo produceva spazi esteticamente gradevoli ed era però un artista impareggiabile. Dunque che cosa distingue l'ambientatore da un artista? Appunto quest'ultimo non riduce l'arte alla sua mera funzionalità, né al suo piacere, ma ad interrogare l'animo umano.
Tecnica mista su tela, ferro dolce, misure 100 x 70 cm. Opera fornita con certificato di autenticità.
Davide Martinazzo nasce il 28 luglio 1985 a Montebelluna (Treviso).
Conduce gli studi di Grafico Pubblicitario, conseguendo il diploma nel 2004 e acquisendo il diploma Accademico di Designer nel 2007, anno in cui intensifica il suo contatto con l’arte contemporanea, collabora con alcuni artisti e studi di design in vari progetti, come per esempio la realizzazione dei calendari Confartigianato, manifesti pubblicitari per la Swatch e Collaborazioni artistico professionali presso lo studio di design (A.C studio di Montebelluna, Tv). Attualmente vive a Montebelluna, dove conduce l’attività di artista.
"Sogna come se dovessi vivere per sempre. Vivi come se dovessi morire oggi." cit James Dean